Tematica Animali preistorici

Pterodactylus sp.

Pterodactylus sp.

foto 898
Foto: Matt Martyniuk
(Da: it.wikipedia.org)

Phylum: Chordata Haeckel, 1874

Subphylum: Vertebrata Cuvier, 1812

Classe: Reptilia Laurenti, 1768

Ordine: Pterosauria Kaup, 1834

Famiglia: Pterodactylidae Meyer, 1830

Genere: Pterodactylus Cuvier, 1809

Descrizione

Il genere ora conosciuto come Pterodactylus era stato originariamente nominato come Petro-Dactyle da Cuvier, nel 1809, anche se questo nome è dovuto ad un errore tipografico, poi corretta da Cuvier in Ptero-Dactyle. Nel 1812, Samuel Thomas von Sömmerring nominò lo stesso esemplare come Ornithocephalus antiquus. Il nome del genere fu emendato al corrente Pterodactylus da Costantino Samuel Rafinesque, nel 1815. Nel 1819, ignaro della pubblicazione di Rafinesque, Cuvier emendò nuovamente il nome del genere, ma cambiando il nome specifico in longirostris, ma dovette dare la precedenza a von Soemmerring e al suo nome specifico antiquus, per il principio di priorità. Nel 1888, Richard Lydekker designò la specie Pterodactylus antiquus come la specie tipo. L'esemplare originale fu eletto olotipo del genere, BSP n AS.I.739. Nel 1830, Hermann von Meyer utilizzò il nome della famiglia Pterodactyli per contenere Pterodactylus e tutti gli altri pterosauri noti fino a quel momento. Questo è stato emendato per la famiglia Pterodactylidae dal principe Carlo Luciano Bonaparte, nel 1838. Questa famiglia è stata più recentemente usata per riferirsi a molte specie simili dalla Germania e altrove, anche se studi recenti suggeriscono che potrebbe essere un parafiletico o un polifiletico, un raggruppamento innaturale rispetto ai membri più avanzati della famiglia degli Ctenochasmatoidea o Archaeopterodactyloidea. Il Pterodactylus è noto per oltre 30 esemplari fossili, e anche se la maggior parte di questi fossili appartiene ad esemplari giovani, molti sono completi e perfettamente conservati. Questo animale era relativamente piccolo: con un'apertura alare di 1,04 m da adulto, quasi spariva di fronte ai futuri pterosauri che seguiranno. La lunghezza massima per un esemplare adulto, invece, si aggirava 50-80 cm (stime sulla base di un esemplare adulto completo di cranio). Un tempo si pensava che altre "specie" fossero ancora più piccole. Tuttavia, successivi studi stabilirono che si trattava in realtà di esemplari giovani, così come i suoi parenti contemporanei Ctenochasma, Germanodactylus, Aerodactylus, Aurorazhdarcho e Gnathosaurus. I crani degli esemplari adulti del Pterodactylus, erano lunghi e sottili e presentavano circa 90 denti stretti e conici. I denti si trovavano solo nella parte anteriore del becco, e diventavano sempre più piccoli man mano che andavano nella parte posteriore del becco (a differenza di altri pterosauri suoi contemporanei, che avevano denti omogenei in tutta la bocca o erano assenti nella parte anteriore del becco). I denti posteriori più piccoli si trovavano soprattutto sotto la parte frontale della Fenestra nasoantorbitale, ossia la più grande apertura del cranio. Diversamente dalle specie affini, il cranio e le mascelle del Pterodactylus erano dritte e non proiettate verso l'alto come nelle specie successive. Come quasi tutti gli pterosauri, anche il Pterodactylus, possedeva una cresta sul cranio, tuttavia questa cresta non era formata da ossa come nelle specie successive, ma formata principalmente da tessuti molli. Negli adulti questa cresta era estesa tra il bordo posteriore della Finestra ante orbitale (la più grande apertura nel cranio) e la parte posteriore del cranio. La struttura aveva una piccola base ossea, che fungeva da base d'appoggio per i tessuti che la formavano, una simile struttura era presente anche nell'affine Germanodactylus. Creste solide sono state trovate solo negli esemplari completamente sviluppati, indicando che solo gli esemplari adulti e che avevano raggiunto la maturità sessuale possedevano tale struttura. Nel 2013, il paleontologo Bennett ipotizzò che la struttura di tessuti molli poteva estendersi fin dietro il cranio, tuttavia, lo stesso Bennet ha affermato che non vi è alcuna prova di ciò. Sulla base di due esemplari adulti (BSP AS I 739 e BMMS 7) la cresta ossea è lunga circa 47,5 (circa il 24% della lunghezza totale del cranio) e alta 0,9 mm sopra l'orbita; tuttavia è ignoto quanto fosse alta la struttura in tessuto molle. Vari esemplari precedentemente riferiti a P. antiquus conservano ancora la testimonianza di estensioni di tessuti molli di queste creste, tra cui una "linguetta occipitale", una struttura flessibile e simile in forma ad una linguetta che si estende nella parte posteriore del cranio. Tuttavia, la maggior parte di questi campioni sono stati riclassificati nella specie correlata Aerodactylus scolopaciceps. Tuttavia, ancora uno di questi esemplari è ancora considerato uno Pterodactylus. Questo esemplare, catalogato come BSP 1929 I 18, possiede anch'esso una linguetta occipitale simile a quella di Aerodactylus e possiede anche una piccola cresta vagamente triangolare di tessuto molle che si estende per tutta la lunghezza del cranio, e avente il suo picco sopra le orbite. Questo animale era un predatore che probabilmente si cibava soprattutto di pesci e piccoli invertebrati marini. Come tutti gli pterosauri, anche le ali dello Pterodactylus erano formate da una membrana di pelle che si estendeva dalla fine del quarto dito della "mano" fino agli arti posteriori. L'ala era supportata, ulteriormente, internamente da fibre di collagene ed esternamente da strutture cheratinose.

Diffusione

Il Pterodactylus (dal greco ptéron che significa ‘penna, ala’, e d??t???? dáktylos che significa ‘dito’, quindi ‘dalle dita alate’; Cuvier, 1809), in italiano comunemente noto come "pterodattilo", è un genere estinto di pterosauro, i cui membri sono popolarmente chiamati "pterodattili". Attualmente, il genere contiene una singola specie, il Pterodactylus antiquus, che oltre ad essere la specie tipo è anche il primissimo genere di pterosauro mai rinvenuto. I principali ritrovamenti di resti fossili di questo animale sono stati rinvenuti soprattutto nei Calcari di Solnhofen, di Baviera, in Germania, risalenti alla fine del periodo Giurassico (inizio Titoniano), circa 150,8-148,5 milioni di anni fa, anche se alcuni resti frammentari sono stati rinvenuti anche in altre aree in Europa e in Africa.

Bibliografia

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05834 Data: 24/07/2020
Emissione: I meteoriti
Stato: Central African Republic
Nota: Emesso in un foglietto
di 4 v. diversi
06000 Data: 24/04/2003
Emissione: Animali preistorici
Stato: Macedonia
Nota: Emesso in striscia
di 4 v. diversi